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CASA DELLA PAROLA
o cellule familiari di evangelizzazione 

Le cellule di evangelizzazione sono dei piccoli gruppi, formati da credenti che desiderano vivere il vangelo ed evangelizzare nel proprio ambiente ordinario: amici, parenti, colleghi, vicini di casa. La casa della parola/cellula aiuta a crescere nelle 4 dimensioni fondamentali della vita cristiana: la preghiera, la formazione, la fraternità e l’evangelizzazione. Per questo le cellule non sono solo dei gruppi di preghiera o di catechesi, ma sono un modo per restare in ascolto del Signore e attenti ad evangelizzare, oggi, nel proprio ambiente.  Il metodo delle “cellule parrocchiali di evangelizzazione” fu portato in Italia dalla parrocchia di Sant’Eustorgio di Milano è suggerito dal Direttorio di pastorale familiare, CEI – n. 141. Noi ci ispiriamo ad esso, semplificando.

Le “cellule” evangelizzanti: casa della Parola

La cellula ha una casa come luogo di partenza. Vorremmo tenere più presente Gesù e la sua Parola nella nostra vita di tutti i giorni e maturare la consapevolezza che in ogni casa di battezzati e in ogni casa-famiglia c’è un tesoro di bene, di amore che possiamo regalarci a vicenda e che se resta solo tra noi secca. Inoltre dove c’è una casa abitata dal sacramento del matrimonio c’è una realtà missionaria specificamente orientata all’edificazione della comunità. (cfr CCC 1534) Partiamo dunque da una casa e se possibile una famiglia, (familiare è lo stile che impariamo dalla famiglia, oltre che la realtà delle persone che si amano nel Signore) desiderando che tutti possano essere coinvolti e partecipare! Eccoci dunque provare a costruire relazioni umane secondo il Vangelo che siano evangelizzanti anche intorno a noi, missione di ogni battezzato.

Modalità: incontro settimanale di condivisione libera, di ascolto

  1. a) schema dell’incontro:
  • Preghiera di lode e di ringraziamento – 5/10min

Il primo momento, dopo l‘accoglienza e l‘eventuale presentazione dei nuovi membri, è quello della preghiera di lode e di ringraziamento, che dura circa quindici minuti. Essa è particolarmente preziosa, perché apre il cuore alla gioia, alla confidenza, alla gratitudine verso Dio, che viene glorificato spontaneamente secondo quanto dice l‘apostolo Paolo: «Intrattenetevi a vicenda con salmi, inni e cantici spirituali, cantando ed inneggiando al Signore con tutto il vostro cuore, rendendo continuamente grazie per ogni cosa a Dio Padre, nel nome del Signore nostro Gesù Cristo» (Ef 5,19-20).

Si inizia lodando benedicendo e ringraziando il Signore, ponendo la nostra attenzione agli innumerevoli doni che il Signore concede, coinvolgendo ed arricchendo ogni fratello presente all‘incontro.

La preghiera di lode ci permette di rivolgerci al Padre, anche quando le cose non vanno bene, o come noi desideriamo. Ecco, allora, che anche nei momenti di prova, la nostra fiducia diventa totale in Dio, con il desiderio che tutto avvenga secondo la sua volontà, sapendo che Lui ci è accanto sempre. «Tutto concorre al bene per coloro che Lo amano» (Rm 8,28). «Io ritengo infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi» (Rm 8,18).

  • Condivisione della fede (=cosa il Signore ha fatto per me questa settimana e cosa io ho fatto per il Signore – ciascuno fa interventi brevi per dare spazio a tutti) – 20min

Quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita – la vita infatti si manifestò, noi l’abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi.  (1 Gv 1ss)

Si racconta soprattutto la luce che proviene dall’aver amato, meditato, pregato, servito… e dall’aver ricevuto la sorpresa dell’amore, anche nei gesti più semplici e quotidiani. Non è per autoincensarsi ma il centro è l’azione del Signore che è sembrato coinvolgerci.

  • Ascolto della Parola (Vangelo + commento preparato dal sacerdote) – 10min  per entrare in Dio e per imparare a seguire Gesù in ogni fratello

Erano assidui nell’insegnamento degli apostoli  (At 2,42)

  • Cosa il Signore ci vuole comunicare (=la Parola non è per essere discussa, per fare opinione, per confrontarci, ma per germogliare – ciascuno fa interventi brevi, non tanto domande ma ciò che suscita in me la Parola partendo dalla lettura comunitaria, non rispondo a quanto dicono gli altri, non è solo un emozionalismo soggettivo) – 20 min

Infatti la parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. 13Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. (Eb 4,12ss)

Alla luce di quanto il testo comunica alla chiesa, condivido il punto di contatto nel quale “io ho avvertito che la Parola era per me”.

Va vissuto come un momento di edificazione vicendevole e potrebbe accadere che si ricevano speciali grazie dal Signore, proprio dalla testimonianza del fratello. Vale sempre la promessa del Signore: «Lo Spirito vi guiderà alla verità tutta intera» (Gv 16,13).

  • Preghiera di intercessione per le persone che abbiamo a cuore e desideriamo accompagnare nel Signore, per i presenti- 10 min

Attraverso interventi spontanei, s‘intercede per il mondo, per la Chiesa, per la comunità parrocchiale, per le necessità emerse durante la condivisione, per coloro che ogni membro sta evangelizzando.

Ognuno esprime liberamente le intenzioni che gli stanno nel cuore, ricorda persone e situazioni che vuole presentare al Signore perché manifesti la sua misericordia.

Tutti così condividono la stessa preghiera, ci si sente fratelli, responsabili di manifestare amore gli uni verso gli altri, si partecipano nella fede e nella preghiera le ansie e le speranze della vita e dell’impegno di evangelizzazione.

Pertanto si vive con particolare fede la promessa di Gesù: «In verità vi dico: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro» (Mt 18,19- 20).

La preghiera di intercessione, ci spiega il Catechismo della Chiesa Cattolica (nn. 2634-2636), è una preghiera di domanda che ci conforma da vicino alla preghiera di Gesù. Egli «può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si accostano a Dio, essendo egli sempre vivo per intercedere a loro favore» (Eb 7,25). Lo stesso Spirito Santo «intercede per noi» e la sua intercessione «per i credenti» è «secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27).

Intercedere, chiedere in favore di un altro, è la prerogativa di un cuore in sintonia con la misericordia di Dio. Nel tempo della Chiesa, l‘intercessione cristiana partecipa a quella di Cristo: è espressione della comunione dei santi.

Nell‘intercessione, colui che prega non cerca solo «il proprio interesse, ma anche quello degli altri» (Fil 2,4), fino a pregare per coloro che gli fanno del male.

  • può capitare di dedicare 10 minuti per qualche insegnamento sull’evangelizzazione
  • Comunichiamo gli avvisi della comunità
  • Naturalmente entrando in una casa, teniamo presente di avvisare se non ci siamo, di chiedere al gruppo se abbiamo intenzione di invitare qualcuno; è auspicabile una accoglienza fraterna, con una caramella e una bevanda, ma sarà sobria e breve!
  1. b) prospettiva (=quali passi fare): 

Per evangelizzare un amico, c’è un metodo molto evangelico e molto semplice:

  • Nel mio ambiente di vita quotidiano (sono chiamato lì) vivo il Vangelo con tutti
  • Scelgo 1 o 2 persone che desidero accompagnare al Signore
  • Prego per loro (è Gesù che tocca il cuore, non io)
  • Contemporaneamente con loro affino i rapporti umani = senza strafare metto il grembiule e lavo i piedi = affino la capacità di ascolto, di essere accanto (il Vangelo corre sul filo del rapporto umano), attraverso il servizio disinteressato.
  • Ad un certo momento rispondo alla domanda: «Ma perché fai questo? Perché vivi così?». Racconto in poche parole come Gesù mi ha cambiato. Il fratello mi potrà fare molte obiezioni a cui cercherò eventualmente di dare qualche risposta.
  • Ad un certo punto, invito l’amico ad aprire il cuore a Cristo come ho fatto io. Lo invito a fare questa esperienza. Chi è amato dal Signore, è chiamato, chi è chiamato è mandato! diventa evangelizzatore!
  • Avviso prima tutti i componenti del gruppo perché preghino affinché anche l’ultimo arrivato possa incontrare Gesù.

Questi due aspetti, a) e b), sono legati tra loro e con il nostro passo, con i nostri limiti e le nostre capacità vanno entrambi tenuti presenti nel percorso.

Praticamente: Ci si incontra in una casa, per ora dal don, poi se si diventa  troppi per una casa e qualcuno è disponibile a ospitare e facilitare.

Per meditare

Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: “Ecco l’agnello di Dio!”. E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: “Che cosa cercate?”. Gli risposero: “Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?”. Disse loro: “Venite e vedrete”. Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: “Abbiamo trovato il Messia” – che si traduce Cristo – e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: “Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa” – che significa Pietro. (Gv 1,35 ss)

«Chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato».
Ora, come invocheranno colui nel quale non hanno creduto? Come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? Come ne sentiranno parlare senza qualcuno che lo annunci? E come lo annunceranno, se non sono stati inviati? Come sta scritto: «Quanto sono belli i piedi di coloro che recano un lieto annuncio di bene!».
Ma non tutti hanno obbedito al Vangelo. Lo dice Isaìa: «Signore, chi ha creduto dopo averci ascoltato?». Dunque, la fede viene dall’ascolto e l’ascolto riguarda la parola di Cristo. (Rm 10,9-18)

«Evangelizzare è la grazia e la vocazione propria della Chiesa, la sua identità più profonda. Essa esiste per evangelizzare, vale a dire per predicare ed insegnare, essere il canale del dono della grazia, riconciliare i peccatori con Dio, perpetuare il sacrificio di Cristo nella Santa Messa, che è il memoriale della sua morte e della sua gloriosa risurrezione» Paolo VI nell’esortazione apostolica Evangelii Nuntiandi ( L’impegno di annunziare il vangelo)

Ogni famiglia dev’essere la cellula della città, il suo principio; e poiché ogni principio è ordinato a un fine speciale e ogni cellula all’integrità del tutto cui appartiene, ne segue che la pace domestica deve ridondare in pace per tutta la città; cioè, la concordia ordinata tra chi comanda e chi obbedisce nella casa deve riferirsi alla concordia ordinata tra chi comanda e chi obbedisce nella città.  (sant’Agostino)

Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo. Perché io ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi. (Vangelo secondo Matteo)